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Le parole intraducibili hanno un fascino tutto particolare.

Per chi lavora nel mondo dei significati, come i traduttori o gli adattatori, sono croce e delizia. La promessa di un mal di testa e la possibilità di scoprire una nuova sfumatura.

Per le persone che le incontrano sui blog di curiosità o nelle note a piè di pagina dei libri sono un’incognita che riempie di meraviglia e di domande che spesso durano un attimo solo.

… ma perché queste benedette parole ci piacciono così tanto? … e poi, cosa vuol dire davvero “intraducibile”?

Per scoprirlo, dobbiamo tuffarci nel mondo delle idee.

 

Cosa sono le parole intraducibili

Con parola intraducibile si intende un termine per cui non esiste un equivalente in un’altra lingua. E questo significa che il traduttore, nell’approcciarsi ad essa, non può trasferirla nella propria lingua senza alterarne la forma o il significato.

Detta così può sembrare complicata, lo so. Te lo mostro con due esempi.

  • L’inglese earworm (letteralmente: verme dell’orecchio, che poi è un calco del tedesco Ohrwurm) definisce un fenomeno comunissimo: il continuare a ripetere nella propria mente una canzone o un motivetto che si è fissato lì per qualche motivo e sembra non voler andare via.In italiano non esiste un termine popolare equivalente. Potrei ricorrere al termine scientifico (immagine musicale involontaria) ma pochi capirebbero di cosa sto parlando. Quindi per tradurre earworm senza perdere l’immediatezza devo “svolgere” il termine e usare una perifrasi, come hai visto sopra. Anche se in questo caso non c’è perdita di significato, è necessaria un’alterazione della forma (da parola a espressione composta).
  • La celeberrima saudade della cultura portoghese esprime una sfumatura emotiva in cui convergono memoria, malinconia, anelito, assenza, nostalgia. Un mix impossibile da ricreare con una sola parola italiana o da rendere con una perifrasi, perché l’abbondanza di termini necessaria diluirebbe la forza espressiva dell’originale (e non sarebbe comunque abbastanza).In questo caso quindi una qualsiasi traduzione porterebbe a un’alterazione sostanziale del significato. Che poi è il motivo per cui si preferisce invece il prestito linguistico, mantenendo il termine originale anche in italiano.

 

Nella maggior parte dei casi, le parole intraducibili possono essere in qualche modo trasferite o spiegate in altre lingue. Tuttavia in questo passaggio imperfetto da un mondo a un altro qualcosa si perde sempre.

A volte è la scorrevolezza di un testo. Più spesso è l’intensità di una parola capace di definire – letteralmente – come nessun’altra una situazione, un sentimento o un modo di percepire il mondo. Idee e sfumature di significato che spesso sono legati a doppio filo con l’identità e la storia di un popolo.

 

Perché amiamo le parole intraducibili

Ogni lingua racchiude una quota di parole intraducibili, e questo non dovrebbe stupire… anche se spesso lo fa. Le parole sono l’espressione sintetica di idee e concetti ed è assolutamente naturale che in punti diversi del mondo e della storia ci sia stato bisogno di definire azioni, situazioni e fenomeni di varia natura che magari non avevano la stessa rilevanza (o che proprio non esistevano) altrove.

In cantonese, ad esempio, esiste un termine che indica “l’uomo che non ha una compagna a causa della sproporzione tra sessi”. Una parola che definisce un fenomeno sociale specifico che origina da uno scenario politico, storico e legislativo unico.

Altre volte invece è la geografia a ispirare parole intraducibili. I tuareg hanno una parola per definire “tutto ciò che è appezzato perché porta con sé la frescura” – un vero tesoro in un deserto.

Proprio in questo risiede il fascino magnetico delle parole intraducibili. Afferrarne il significato e comprenderne le radici ci permette di “sbirciare nella mente” di persone distantissime da noi per esperienza e tradizione. Di essere un po’ esploratori e un po’ antropologi, di capire meglio la pluralità del mondo.

E poi ci sono tante, tantissime parole uniche che indicano sfumature di emozioni o che sono legate ai rapporti tra le persone. Sono forse quelle che ci affascinano di più perché spesso racchiudono in poche lettere sensazioni complesse che nella nostra lingua potremmo esprimere solo con un fiume di parole, perdendo l’attimo magico.

Parole così esistono perché ogni popolo della storia ha una scintilla particolare, uno spirito proprio che è la somma di tutte le sue esperienze e che si riflette nella lingua.

Un tesoro di diversità che appartiene a tutti e che tutti dovremmo riconoscere e rispettare.